Il 10 settembre 2025 segna il ritorno di Fabricio Pipini con Morfeo, un singolo che affonda le radici in un vissuto personale doloroso ma che, attraverso la forza della musica, riesce a trasformarsi in un’opera dal respiro universale. Pubblicato dalla Ghost Record Label, il brano rappresenta uno dei momenti più intensi del percorso dell’artista italo-argentino, capace di far dialogare la propria intimità con un immaginario simbolico che da sempre contraddistingue la sua scrittura.
In Morfeo sogno e realtà si intrecciano fino a confondersi: da un lato c’è la confessione a una persona amata, dall’altro il confronto diretto con la divinità greca che governa il sonno e l’inconscio. Pipini costruisce così un brano che non si limita a raccontare un dolore, ma lo sublima, restituendolo come esperienza di guarigione. È una narrazione che si fa musica, un processo che trasforma la fragilità in possibilità di rinascita.
Tra realtà e subconscio: Fabricio Pipini presenta Morfeo
Il videoclip che accompagna la canzone, in uscita nello stesso giorno, amplia questa visione e la rende tangibile: l’artista si moltiplica in personaggi diversi, ognuno specchio di un lato interiore, mentre sullo schermo compaiono chiavi, polaroid, treni, portali. Oggetti e simboli che diventano varchi tra mondi, allegorie di ricordi e di passaggi, segnali di un viaggio che non è solo estetico ma profondamente esistenziale.
Il percorso musicale di Pipini, iniziato con le prime registrazioni a soli diciassette anni e sviluppatosi tra concept album come Phantasicah – A Dreamer’s Tale e singoli in più lingue, si conferma qui in tutta la sua coerenza e maturità. L’artista ha sempre fatto dell’onirico la sua cifra distintiva, ma in Morfeo raggiunge un equilibrio nuovo: l’introspezione non si chiude su se stessa, ma diventa linguaggio condiviso, ponte verso l’ascoltatore.
In questo senso, Morfeo non è soltanto un singolo ma un manifesto artistico. È la dimostrazione che la musica di Pipini non si limita a descrivere emozioni, ma le attraversa, le trasfigura e le consegna a chi ascolta come parte di un immaginario più ampio, dove il dolore trova la sua sublimazione e il sogno diventa via di fuga e al tempo stesso ritorno a sé.